venerdì 20 luglio 2012

Piccola, cruda e sapeva di burro

Allora,
due sere fa decido di cucinare. Oh Sacro Dino (non avete letto male, è il Dio dei Dinosauri), cosa vi tocca sentire! Avevo notato tempo fa su internet una ricetta che mi sembrava abbastanza una cazzata: crespelle di ricotta e spinaci. Piccolo particolare, ero senza tablet a casa pertanto non avevo le dosi segnate da nessuna parte. Be', dico io, vado a occhio. Ricordavo che per dodici crespelle ci vogliono due uova, se la matematica non mi inganna, per sei crespelle ne uso uno, da lì ho aggiunto farina e latte ad minchiam e inizio a preparare crespelle, una via l'altra con sempre più crescente maestria (ehm... ).
Finisco l'impasto e, buttata la prima che era piccola, cruda e sapeva di burro, mi rendo conto che sono pochissime. Cioè, erano sei, tre a testa a rigor di logica, ma a seconda dei commensali le quantità assumono valori relativi. Così covo piglio un altro uovo e ne faccio altre per un totale di dieci crespelle commestibili (corrispondnenti a tredici totali). Chiamo la Socia e le chiedo se l'indomani viene a finire le crespelle perchè ne avanzeranno di certo.
La prima la faccio mangiare, col suo ripieno, alla mia coinquilina - meschino da parte mia, ma tant'è - e dopo una buona mezz'ora la sento parlare al telefono in camera, segno che è ancora viva così non ho scrupoli ad offrirle al mio ospite.
Cattive non erano, migliorabili lo erano eccome. Io ne ho mangiate tre, una l'ho data alla coinquilina, ne restavano sei... morale, ho scritto un messaggio alla Socia "Domani ci facciamo un panino? Le crespelle sono finite..."

3 commenti:

  1. ci stavano dentro! (ma come parlo, voglio fare la ggiovane!)

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  2. Premesso che non ti sto paragonando alla nonnina, mi è venuto in mente un video per pura associazione cucina-linguaggio:
    http://youtu.be/jFzjVgolQoU

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